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La mattonara, La Frasca, la Scaglia e Sant’Agostino

Anecropoli etrusca  peschiera zona Mattonara 072

Necropoli  della Mattonara,  buca di Nerone, Torre Valdaliga,  villa della Mattonara, villa di Monnafelice, peschiera romana,  acque fresche, La Frasca, Necropoli la Scaglia,  La Chiesa della Madonnina di Pantano,  Sant’Agostino

Uscendo da Civitavecchia, imboccando l’Aurelia verso Tarquinia, vi consigliamo di osservare a sinistra il vecchio carcere papale, il cosiddetto Bagno Penale, costruito dal 1864 al 1868. Incontriamo sempre sulla sunistra  il vecchio Cimitero, al cui interno vi sono cappelle di un certo interesse architettonico, quale il cosiddetto cimitero neo classico di San Lorenzo del 1789.

Necropoli della Mattonara, buca di Nerone, stazione di Algae

La necropoli   della Mattonara risale al settimo secolo a.C.,  insieme a quella della Scaglia è collegata alla presenza di un abitato, di una cittadella etrusca di cui non si conosce ancora l’esatta ubicazione
Nella zona troviamo anche la presenza di un abitato ed una necropoli ad incinerazione, entrambi di età villanoviana,violate in età romana.

Conosciuta come Buca di Nerone, ha restituito negli anni ’50 presso la riva due fondi di capanne (la famosa buca non è altro che la base di una capanna), una ellittica ed una circolare e nelle vicinanze due tombe a pozzo quadrangolare entrambe scavate nella roccia e alcuni ruderi.

Salvatore Bastianelli, appassionato studioso di storia locale e profondo conoscitore del territorio civitavecchiese avrebbe localizzato la stazione di Algae, un centro abitato, proprio presso la necropoli della Mattonara.

La sua ipotesi è sostenuta dalla presenza di un porto naturale ubicato in questa zona e dal rinvenimento di edifici e di tombe. Oltre a questo, anche i resti di una peschiera, ancora oggi visibile, una splendida villa romana, le acque fredde sorgenti di acqua dolce  oggi all’interno del mare che probabilmente venivano utilizzato per l’approviggionamento idrico dell’abitato. Questi ritrovamenti  rendono di straordinaria importanza questa zona.

Si suppone comunque che la necropoli sia ancora più grande e che, insieme alla vicina necropoli della Scaglia, siano legate ad un altro  centro  abitato non ancora individuato

La Frasca

La Frasca, lunga circa 6 km, è un luogo incredibile, da visitare in tutte le stagioni; sia dagli appassionati di immersioni per i numerosissimi resti romani da  ammirare nel fondale marino  sia, quando la stagione non consente un bagno in mare, per una passeggiata quasi magica tra la pineta e i reperti archeologici.

Non è sabbiosa, ma è costituita da rocce che sono un mix di sabbie, marne e argille. Suggestiva per la sua conformazione quasi lunare e sorprendente per la notevole quantità di fossili che vi si possono trovare.

Il tratto di mare della Frasca è un sito di Importanza Comunitaria anche dal punto di vista naturalistico per la presenza della Posidonia oceanica

Necropoli della Scaglia

Dopo circa 2 Km sulla sinistra vi è il bivio per Sant’Agostino. Dopo poche decine di metri sulla sinistra, vi è un sentiero che conduce alla Necropoli della Scaglia. Il nome di questa località è legato al fatto che già i villanoviani sfruttavano  la cava di scaglia, ottimo materiale da costruzione.
In questa zona è possibile osservare lo sviluppo delle varie tecniche di sepoltura, nelle tombe più arcaiche datate IX sec. a. C., che consistono in un pozzetto quadrangolare, al cui interno si deponeva il vaso biconico (di cui vi sono interessanti esempi al Museo Nazionale) contenente le ceneri del defunto.  Vi sono poi sepolcri di epoca successiva consistenti in una fossa, in cui il corpo veniva adagiato vestito con i suoi gioielli, la tomba veniva poi chiusa con una lastra di materiale esistente in loco.  Successivamente queste fosse furono sempre più ampliate per deporvi suppellettili che il defunto recava con sé per la sua vita nel mondo ultraterreno, al punto che sul finire del VII sec. le tombe diventavano vere e proprie camere che imitavano le dimore dei vivi. Le tombe più tarde sono ampie sale con due lettini (a sinistra il sepolcro per l’uomo, a destra quello per la donna), vi si accede attraverso una scala scavata in un corridoio (dromos), il soffitto è meno inclinato, come il tetto di una casa e non più quello di una capanna, con travature, tegole e trave centrale, columen, ricavati scavando la roccia; notevoli sono le cosiddette tombe ad ogiva tronca, che presentano il dromos “a restringere”. Alcuni sepolcri non presentano i lettini funebri perché il defunto veniva adagiato in un sarcofago.


Sant’Agostino

Ritornare sulla strada per Sant’Agostino, passando per la chiesa di Pantano, proseguire sulla sinistra per recarsi alla località balneare omonima, dove la leggenda riferisce che il Santo vide l’angelo che lo ammoniva sul dogma della Trinità, qui è possibile durante tutto l’anno godere una magnifica spiaggia, sia in lidi custoditi, che in spiaggia libera, si può gustare l’ottima cucina locale in graziose trattorie sulla sabbia, è possibile fare lunghissime passeggiate fino a Tarquinia, sicuri di godere il fascinoso paesaggio della Maremma. Questa parte di litorale, essendo particolarmente esposta ai venti, è diventata luogo di incontro per appassionati di Wind-surf e surf da onda, i più tranquilli, invece, approfittano del fiume Mignone che in questo tratto confluisce con il mare per dilettarsi in gare sportive con modellini di motoscafi e di barche meccanicamente perfetti ed altamente raffinati



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